"Lui, violese d'origine, ormai cittadino del mondo, dopo l'Università di Genova era in Colombia per seguire un master in cinema documentario. Lei, giovane colombiana, stava completando gli studi universitari, indirizzo cinematografico. Un trait d'union forte della consapevolezza delle proprie origini, che trascende ogni differenza, ma senza eliminarle, riscoprendo significati originali e particolari. Pian piano quei diecimila km sembrano annullarsi ed emergono radici sempre più affini".
"Il legame con un passato migliore del presente era estremamente forte, così come la consapevolezza che il loro è un mondo destinato a sparire. Anche se Viola tornasse a rivivere non sarà mai più come un tempo e questo è emerso in mille sfaccettature della vita quotidiana del lavoro contadino, ma anche nelle differenze, ad esempio, tra nonni e nipoti. A Castello lo stile di vita è rimasto ancorato al passato, a quegli antichi gesti contadini: tutto questo nonostante la modernità che avanza o le inevitabili comodità. E in questo vedo un rapporto stretto con le popolazioni andine del Sudamerica".