L'ideologia dei piccoli borghi e come abitarci davvero

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Il Manifesto uscito in edicola giovedì 7 maggio ha pubblicato un mio contributo relativo al modello urbano e alla crisi demografica nelle aree periferiche, che in quest'epoca pestilenziale diventa una riflessione più ampia sulla società [e la vita] che vogliamo.

La domanda, piuttosto improbabile, è sempre la stessa:
"Qui è bellissimo. Ma come fai a viverci?"

Verrebbe da chiedersi per quanto tempo ancora le istituzioni preposte al sapere e alla costruzione del mondo di domani continueranno a educare uno sguardo arreso, addestrato ad accontentarsi di una prospettiva mutilata dal vetro di una finestra o dalla ringhiera di un balcone, emblemi perfetto della condizione attuale di un'intera società.

Qui l’articolo disponibile online.

Sovranismo di paese / ambientalismo di città

Sul numero 102 della rivista Dislivelli, dedicato alla ricerca di nuovi equilibri tra montagna e città, è pubblicato un mio articolo dal titolo “Sovranismo di paese / ambientalismo di città”.

Di fronte a una legge regionale che combatte l’inquinamento a Torino impedendo il lavoro dei custodi della montagna, l’articolo elabora una riflessione in viaggio da Bogotá verso Viola.

Poi le industrie, la questione del 'così va il mondo' e l'italianissima scelta di rincoglionire la popolazione fornendo a tutti un lavoro fisso hanno provocato il dramma. Il contadino è diventato operaio, e ogni sorta di visione autonoma ha iniziato ad essere considerata in maniera sospettosa. Don Camillo e Peppone sono risultati entrambi colpevoli nel processo: la democrazia cristiana con il suo assistenzialismo paternalista, il partito comunista con la logica dell'appiattimento di classe e del diktat sindacale. E così oggi i giovani delle valli Monregalesi assomigliano sempre più ai loro coetanei delle periferie urbane, che lamentano con rabbia l'assenza di un lavoro fisso, e presto voteranno partiti di estrema destra perché gli stranieri ci portano via il lavoro, mentre tutt'intorno (letteralmente: tutt'intorno) i castagneti muoiono, soffocati dall'abbandono e dall'incuria, dalla follia di un'epoca malata che non ha saputo leggerne il valore.

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INTERVISTA SU ALTRECONOMIA

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Sul numero 222 di Altreconomia (gennaio 2020) è apparsa una mia intervista a cura di Chiara Spadaro.
Al centro del discorso, il percorso di realizzazione del film Nijolė, il rapporto tra sguardo femminile e periferie e la nuova stagione inaugurata a Bogotá con l’elezione della sindaca Claudia López.

L’articolo focalizza il suo sguardo sul concetto di “Spaesamento”, ed è un’intuizione felice perché l’unico filo conduttore in tutto questo vagar raccontando sta proprio lì, nel tentare di sentirsi alieni in un mondo popolato da alieni.

Le terre marginali, dell’interno, alte o abbandonate non sono mai al centro dei discorsi di potere. In queste periferie l’unica salvezza può venire dalla forza di un messaggio vivo e sensibile che rimette al centro le peculiarità dei luoghi e valorizza il paesaggio. Lo stesso vale per il femminile, che si libera dalla logica maschile dominante per generare qualcosa di nuovo.

Altreconomia è disponibile in edicola o sul web.

Regista tra città e montagna

Sandro Bozzolo, classe 1986, è il regista del film vincitore del Premio “Torino e le Alpi” all’edizione 2015 diCinemAmbiente, la sezione del 18°Environmental Film Festival sostenuta dalla Compagnia di San Paolo per mantenere viva l’attenzione sui temi delle Terre Alte.

L’occhio attento di Bozzolo, allenato anche dal dottorato in “Migrazioni e processi interculturali” che sta concludendo all’Università di Genova, restituisce un documentario sui “masai” – siano essi africani oppure italiani – inseguendo i confini dello stereotipo e ricercando l’essenza di un popolo nomade, di fiera saggezza.

Leggi l'articolo completo.

Foto di Nanni Villani

Viola vox mundi

"Il lavoro? Un'attività indipendente e libera: autori di documentari di carattere sociale, e non soltanto dedicati al Piemonte e in Italia". 

Dopo l'università a Genova e le prime esperienze lavorative in giro per il mondo, hanno ripreso a vivere nel loro paese d'origine. Viola, in Valle Mongia, poco più di 400 anime: "La Valle Mongia rimane per noi un territorio importante. qui, nel 2011, abbiamo costituito l'Ass. Cult. Geronimo Carbonò, per mettere in comunicazione mondi differenti, che sembrano lontani, ma sono in realtà molto vicini".

"Dopo Autunno Viola, rivolto alla fine del mondo contadino in Valle Mongia, il primo doc realizzato all'estero è stato Amazonia 2.0. Attualmente stiamo lavorando a un film documentario sul tema della migrazione interna nei Paesi dell'UE, sotto l'egida del progetto ReTurn Central Europe, con l'Uncem di Cuneo, partner dell'iniziativa. 

Articolo a firma Emmanuele Bo apparso su La Stampa, 12 XII 012.