"Per l'originalità del soggetto e per aver saputo confrontare la vita di una pastora masai facendole raccontare la sua storia, i suoi tormenti e la condizione della donna nella società kenyota con quella di una pastora delle nostre valli", Enchikunye-Ilmurràn ha vinto il secondo premio nella categoria "Le Alpi" al XX Valsusa Film Festival.
Un articolo su QCode
Il mio articolo di approfondimento scritto dal Kenya e relativo al difficile equilibrio delle popolazioni maasai è pubblicato da QCode Magazine.
"Per uno strano paradosso, il riflesso della storia di questo popolo antico e fiero riscuote un certoappeal presso l’opinione pubblica contemporanea, che ne ha fatto un simbolo di resistenza riconosciuto in tutto il mondo. Sotto una prospettiva di marketing, i maasai, con la loro idiosincrasia vera o presunta, potrebbero essere considerati come una delle comunità più iconiche del XXI secolo. La loro presenza estetica è davvero sopravvissuta all’epoca post-coloniale e ha contribuito a creare una sorta di marchio oggi sfruttato dal governo del Kenya. A Nairobi e nelle principali città, i simboli maasai sono ostentati ad uso e consumo dei turisti in cerca di quel “sapore selvaggio” di cui i safari sono l’emblema, ma rappresentano solo la punta visibile di uno scontro interculturale complesso e contradditorio, giocato da istituzioni governative assenti o spesso dichiaratamente ostili verso il maasai way of life".
Menzione speciale al FCAAAL di Milano
Ilmurràn ha ottenuto una "menzione speciale all'unanimità" al 26° Festival di Cinema Africano d'Asia e d'America Latina di Milano. La notizia fa molto piacere, soprattutto vista la qualità della selezione "Extr'a", dedicati alle tematiche lontane o tematiche di migrazione, affrontate da registi italiani. I migliori complimenti al film "Dustur" (vincitore della categoria), un lavoro importante e necessario, ma anche a "La delgada lìnea amarilla", road movie messicano bizzarro, ironico e dolce.
Old-timerS
Una giornata con Ernestina e Mario, classe 1925, compagni di scuola a 6 anni, fidanzati dopo la guerra, sposati al paese ed emigrati in città, contadini e navigatori nell'età dell'oro, i primi ad arrivare e gli ultimi a ripartire quando era il caso di ballare.
"Vicino al casino, presso la caserma..."
Ilmurrán/Enchikunye vince il Premio Documentario "Città di Moncalieri"
Nell'ambito del Piemonte 15° gLOCAL Film Festival, conclusosi a Torino il 13 marzo, è stato rivelato il nome del film vincitore del Premio Documentario "Città di Moncalieri": si tratta di Enchikunye/Ilmurrán Maasai in the Alps.
Il premio è stato attribuito al nostro film da una giuria d'eccezione, composta dai ragazzi delle scuole superiori di Moncalieri, che hanno scelto il loro miglior film all'interno di una selezione tra la produzione documentaristica realizzata in Piemonte nel 2015.
Ilmurrán/Enchikunye selezionato al WD2016
L'8 marzo è arrivato con una notizia importante: Enchikunye/Ilmurrán è stato incluso (unico film italiano) nella selezione ufficiale del #WDArtsandCinema, che si terrà a Copenhagen dal 16 al 19 maggio 016. Si tratta di un evento che presenta il meglio della cinematografia (indipendente, mainstream e istituzionale) legata alla condizione delle donne nel mondo.
La storia della bergera Silvia (che sabato scorso si è definita "una donna come le altre" come un esempio per un nuovo femminismo, o un femminismo nuovo.
"Una nazione da costruire" finalista al Concorso Video "Memorie Migranti"
Il cortometraggio documentario "Una nazione da costruire", realizzato nell'ambito della mia ricerca per la tesi di dottorato omonima, è tra i finalisti del concorso "Memorie Migranti", organizzato dal Museo dell'Emigrazione Pietro Conti, con la collaborazione di Rai Teche.
Nato per recuperare la storia dell’emigrazione italiana nel mondo e favorire un’attività di ricerca e di studio sugli aspetti sociali e antropologici legati al grande esodo, il concorso si fregia di due testimonial d’eccezione, i giornalisti Piero Angela e Gian Antonio Stella.
Premiazione il 16 aprile a Gualdo Tadino.
Ilmurrán al Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina
Ilmurrán - Maasai in the Alps è stato selezionato per il Concorso Extr’A del 26° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, che avrà luogo a Milano dal 4 al 10 aprile 2016. Il concorso "è la sezione del festival da sempre dedicata ai film di registi italiani a confronto con altre culture con l’intento di raccontare un’Italia che si fa interprete della diversità culturale".
Sono selezionati in questa sezione i film di registi italiani girati nei tre continenti o film che hanno come soggetto le tematiche dell’immigrazione e dell’integrazione.
Il calendario delle proiezioni verrà ufficializzato nei prossimi giorni sul sito del festival.
Creare ponti e legami fra le culture
Con Ilmurrán – un film ma soprattutto un progetto – il regista ha voluto far vedere che ci sono linguaggi comuni, comprensione anche nelle differenze, tante somiglianze profonde. In fondo, anche un vallone di 12 kmq in cui l’unica presenza umana è quella della pastora Silvia – il vallone della Meris, nelle Alpi Marittime – è come un deserto: un “deserto verde” dice Leah. E’ attraverso l’incontro che si scopre che è si è meno diversi di quanto si credesse. La possibilità di specchiarsi e di confrontarsi è una fortuna incredibile: si impara molto di più dal diverso, per scoprire, alla fine, che in fondo è molto più simile a noi di quello che potrebbe sembrare.
Regista tra città e montagna
Sandro Bozzolo, classe 1986, è il regista del film vincitore del Premio “Torino e le Alpi” all’edizione 2015 diCinemAmbiente, la sezione del 18°Environmental Film Festival sostenuta dalla Compagnia di San Paolo per mantenere viva l’attenzione sui temi delle Terre Alte.
L’occhio attento di Bozzolo, allenato anche dal dottorato in “Migrazioni e processi interculturali” che sta concludendo all’Università di Genova, restituisce un documentario sui “masai” – siano essi africani oppure italiani – inseguendo i confini dello stereotipo e ricercando l’essenza di un popolo nomade, di fiera saggezza.
GERONIMO EMBRIONALE
Il decennale di un viaggio.
Nell'estate 2005, con Marco Lo Baido e Alessandro Ingaria abbiamo percorso la Spagna e il Portogallo suonando musica per strada.
Una prospettiva di viaggio accattivante, che ha permesso di osservare i "turisti" dal punto di vista di un'"attrazione locale". Un'attrazione locale mobile, semovibile e instabile, come a confermare una vecchia verità: tutto a suo modo è "locale", tutto in un certo momento è "contemporaneo".
La nascita della Tanaria
4 febbraio 015: L'"Unione Monregalese" registra la nascita della Tanaria.
Il progetto "Tanaria Liberamente", promosso da Pietro Contegiacomo e legato a una reinterpretazione del paesaggio naturale e culturale attraversato dal fiume Tanaro, inizia a prendere forma sul territorio.
Si tratta di un passo importante nella creazione di quello "stato dell'anima" legato al turismo sostenibile, all'esplorazione a bassa velocità, all'interazione con gli spunti offerti da elementi rimasti a lungo occulti.
I giornali locali, con un piemontesismo nel titolo, certificano l'italiano regionale assunto a Verità.
La filosofia Hobo in immagini e musica
"La trasposizione per immagini e musica della filosofia "Hobo", resa celebre dalle canzoni di Bob Dylan, dai romanzi di Hemingway e dal movimento hippie.
Carbonò ha provato a ricontestualizzarlo nel 2013 in Europa raccontando la storia di tre ragazzi in viaggio, alla scoperta di realtà diverse: la vita in una sperduta valle cuneese, la crisi economica in Spagna, la chiusura della storica ferrovia Ceva-Ormea, i movimenti europei di occupazione immobiliare, lo stato di abbandono del patrimonio architettonico e artistico in Valle Mongia, la redistribuzione dal basso delle eccedenze alimentari, la passione senza tempo di chi si dedica alla cura di castagneti secolari".
"Il popolo senza nazione, rappresentato da vagabondi con il fagotto sulle spalle che si spostavano in treno, scrivendo poesie, e da lavoratori migranti negli Stati Uniti tra il 1850 e il 1930 sarà raccontato dal film Hobohemia e da una performance musicale eseguita con strumenti ricavati da materiali di recupero, eseguita dal musicista Pier Renzo Ponzo, polistrumentista e musicista di fama internazionale, autore della colonna sonora del film. Con l'aiuto di un attore, la serata da musicale diventerà teatrale per poi concludersi con la visione del film che ha preso spunto dal libro "Il vagabondo. Sociologia dell'uomo senza fissa dimora", scritto nel 1923 da un sociologo di strada, Nels Anderson.
Viola vox mundi
"Il lavoro? Un'attività indipendente e libera: autori di documentari di carattere sociale, e non soltanto dedicati al Piemonte e in Italia".
Dopo l'università a Genova e le prime esperienze lavorative in giro per il mondo, hanno ripreso a vivere nel loro paese d'origine. Viola, in Valle Mongia, poco più di 400 anime: "La Valle Mongia rimane per noi un territorio importante. qui, nel 2011, abbiamo costituito l'Ass. Cult. Geronimo Carbonò, per mettere in comunicazione mondi differenti, che sembrano lontani, ma sono in realtà molto vicini".
"Dopo Autunno Viola, rivolto alla fine del mondo contadino in Valle Mongia, il primo doc realizzato all'estero è stato Amazonia 2.0. Attualmente stiamo lavorando a un film documentario sul tema della migrazione interna nei Paesi dell'UE, sotto l'egida del progetto ReTurn Central Europe, con l'Uncem di Cuneo, partner dell'iniziativa.
Lungo il Tanaro la gente si racconta ai giovani dell'Apecar
"Si presentano a bordo di un'Ape Piaggio guidata da un signore abbigliato con un look d'altri tempi. Parcheggiano nelle piazze, scaricano tavolino, damigiana e formaggi d'alpeggio e, complice l'offerta di uno spuntino, cominciano a chiacchierare con i passanti.
Questo il biglietto da visita del gruppo di ragazzi di Ceva e dintorni, che da qualche tempo percorrono i 276 km del fiume Tanaro, a partire dal Monte Saccarello, per cogliere i vari aspetti delle culture locali, raccolti nel documentario Le Voci del Tanaro.
Un film su Viola, nato in Colombia
"Lui, violese d'origine, ormai cittadino del mondo, dopo l'Università di Genova era in Colombia per seguire un master in cinema documentario. Lei, giovane colombiana, stava completando gli studi universitari, indirizzo cinematografico. Un trait d'union forte della consapevolezza delle proprie origini, che trascende ogni differenza, ma senza eliminarle, riscoprendo significati originali e particolari. Pian piano quei diecimila km sembrano annullarsi ed emergono radici sempre più affini".
"Il legame con un passato migliore del presente era estremamente forte, così come la consapevolezza che il loro è un mondo destinato a sparire. Anche se Viola tornasse a rivivere non sarà mai più come un tempo e questo è emerso in mille sfaccettature della vita quotidiana del lavoro contadino, ma anche nelle differenze, ad esempio, tra nonni e nipoti. A Castello lo stile di vita è rimasto ancorato al passato, a quegli antichi gesti contadini: tutto questo nonostante la modernità che avanza o le inevitabili comodità. E in questo vedo un rapporto stretto con le popolazioni andine del Sudamerica".